IL MERCOLEDI’ – 8 marzo, pag 6 (1)
L’8 marzo contro le Mutilazioni Genitali Femminili, per proteggere ed aiutare le donne che fuggono da tale crimine. Il Club Zonta Moncalieri in occasione della “Festa della Donna” organizza per questa sera l’incontro dal titolo “Mutilazioni Genitali Femminili. La rete di intervento nella provincia torinese”, alle ore 21,30 presso l’Unione Industriale di Torino, Via Fanti 17, per esprime a gran voce la sua disapprovazione rispetto ad un fenomeno da debellare. «Sarà un’occasione di confronto e di riflessione su un tema così forte e di respiro mondiale – spiegano le donne del Club Zonta Moncalieri -. Le FMG rappresentano un crimine contro donne e bambine che non possono difendersi. Dobbiamo proteggere ed aiutare le donne che fuggono da tale crimine. Soltanto in rete istituzioni, medici e cittadinanza possono aiutare le donne che hanno subito le Mutilazioni Genitali Femminili a riconquistare la propria dignità di donne». Sulle FMG interverrà il Dottor Fabrizio Bogliatto, Ginecologo dell’ASL TO4 che porterà testimonianze e dati su un problema da combattere. Sono pochi i casi di donne vittime di FMG che si rivolgono agli ospedali torinesi per la “ricostruzione vaginale” ma significativi per spiegare l’orrore dell’infibulazione tra le migranti che arrivano alle porte di Torino. Prima in Italia e in Piemonte, l’ASL TO 4 ha attivato la Rete di Patologia del basso tratto anourogenitale femminile attivando ambulatori negli ospedali di Chivasso, Ivrea e Ciriè, per curare le donne che accusano patologie correlate. La Rete di Patologia del basso tratto anourogenitale femminile permette di realizzare un approccio integrato, di più specialisti, in tempi assolutamente brevi, permettendo un intervento terapeutico efficace ed efficiente. Le donne intercettate vengono sottoposte a counselling e sono invitate a procedere ad interventi chirurgici di correzione dell’infibulazione. «Questo progetto vuole essere non solo uno strumento di cura, ma anche strumento di prevenzione – spiega il Dottor Fabrizio Bogliatto –: grazie ad un team di medici formati, infatti, vogliamo spiegare alle donne infibulate che questo rito orribile non venga ripetuto sulle loro bambine, e la ricostruzione genitale è la migliore arma per salvarle». Negli ospedali di Paesi come l’Olanda le migranti infibulate chiedono la ricostruzione dei genitali per riconquistare la femminilità strappata nell’infanzia dalle mammane dei villaggi, in un paese come il nostro, invece, ricostruire significa ancora curare. «Anche noi vogliamo ridare alle migranti infibulate la femminilità che hanno perduto – prosegue il Dottor Mario Traina, Direttore sanitario dell’ASL TO4 – consapevoli di essere riusciti a spiegare loro che l’anatomia femminile è perfetta così. I programmi futuri sono, nell’ASLTO4 come nelle altre ASL, coinvolgere attivamente il personale dei Consultori anche attraverso attività formative per poter meglio indirizzare le donne che si presentano al servizio con una mutilazione genitale. Dico “con” e non “per” la mutilazione genitale. Credo che diffondere cultura sia la soluzione migliore».
Secondo i dati più aggiornati di fonte OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono tra 100 e 140 milioni le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale. L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle FMG è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre. In 7 Stati (Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Sierra Leone e Somalia) e nel Nord del Sudan il fenomeno tocca praticamente l’intera popolazione femminile. In altri 4 paesi (Burkina Faso, Etiopia, Gambia, Mauritania) la diffusione è maggioritaria ma non universale. È stato stimato che circa 57mila donne e ragazze straniere tra i 15 e i 49 anni con mutilazioni genitali femminili (FMG) vivevano in Italia nel 2010. La comunità nigeriana era quella maggiormente colpita.
Il Mercoledì, pag. 6