Zonta Moncalieri Vi invita all’INCONTRO-APERICENA dal titolo “Mutilazioni Genitali Femminili. La rete di intervento nella provincia torinese”.
Sarà un’occasione di confronto e di riflessione su un tema così forte e di respiro mondiale, e ne parlerà il Dottor Fabrizio Bogliatto, Ginecologo presso l’Asl To 4, che porterà testimonianze e dati su un problema da combattere. Educazione e prevenzione sono le principali armi per combattere un dramma mondiale.
L’appuntamento è per mercoledì 8 marzo, ore 21,30, presso l’Unione Industriale di Torino, in Via Fanti 17, Torino
Per la partecipazione scrivere entro il 4 Marzo a segretaria@zontamoncalieri.it
Per chi ritiene Apericena alle 20:00, da prenotare a segretaria@zontamoncalieri.it
ZCM Invito 8 marzo 2017 – evento MGF
Le mutilazioni genitali femminili (MGF)
Le mutilazioni genitali femminili sono in aumento nel mondo e i numeri parlano chiaro: se fino a qualche anno fa le donne cui era stata praticata una qualche forma ammontavano a circa 150 milioni, ora superano i 200 milioni. Quella delle mutilazioni genitali sulle donne rappresenta una vera e propria questione europea. Il problema, molto presente in alcuni Paesi in via di sviluppo (in Somalia, a esempio, si sfiora il 100% di donne), riguarda però anche l’Europa: per l’Università Bicocca, al 2011, la presenza di immigrate di prima generazione portatrici di MGF era di 550.000. In Italia, invece, come suggeriscono le stime ricavate dall’indagine condotta nell’ambito del progetto Daphne MGF-Prev coordinato sempre dall’Università Bicocca, le cifre sono comprese tra le 46mila e le 57mila unità.
La rete di intervento nella provincia torinese
Oggi i numeri e le storie di questo fenomeno vengono raccontate dal Dottor Fabrizio Bogliatto, ginecologo presso l’Asl To 4, nonché membro della ISSVD (International Society for the Study of Vulvar Disease) e dello ECSVD (European College for the Study of Vulvar Disease), di cui è stato Presidente fino al 2016; in tale veste ha organizzato l’XI Congresso dell’European College for the study of vulval disease, che si è tenuto a Torino a settembre scorso.
Prima in Italia e in Piemonte, l’Asl To 4 due anni fa ha messo in piedi la “Rete di patologia del basso tratto anourogenitale femminile” attivando ambulatori negli ospedali di Chivasso, Ivrea e Ciriè, per curare le donne che accusano patologie correlate, dovute anche ai danni provocati dalla infibulazione. «Con un approccio multidisciplinare di questo tipo – spiega il Dottor Bogliatto – le pazienti vengono prese in carico nell’arco di un mese e mezzo, invece che di mesi. Ma il progetto vuole essere non soltanto uno strumento di cura, ma anche strumento di prevenzione: grazie ad un team di medici formati, infatti, vogliamo spiegare alle donne infibulate che questo rito orribile non venga ripetuto sulle loro bambine, e la ricostruzione genitale è la migliore arma per salvarle».
Se negli ospedali di Paesi come l’Olanda le migranti infibulate chiedono la ricostruzione dei genitali per riconquistare la femminilità strappata nell’infanzia dalle mammane dei villaggi, in un paese come il nostro ricostruire significa ancora curare. «Anche noi vogliamo ridare alle migranti infibulate la femminilità che hanno perduto – dichiara il ginecologo torinese – consapevoli di essere riusciti a spiegare loro che l’anatomia femminile è perfetta così».